Imprenditoria femminile: cosa devono sapere le donne che vogliono mettersi in proprio

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In Italia un’impresa su quattro è guidata da una donna e sono circa 1,3 milioni le donne imprenditrici arrivando in alcuni settori, come quello dei servizi alla persona, a rappresentare oltre il 50% delle imprese esistenti. I dati di Unioncamere, l’Unione delle Camere di Commercio italiane, fotografano la realtà di un Italia in cui le donne imprenditrici sono tutt’altro che marginali nel sistema economico.

L’imprenditoria femminile in Italia

Il tema dell’imprenditoria femminile è poi oggetto di attenzione crescente da parte delle istituzioni: nel 2014 il Governo e l’associazione degli industriali hanno siglato un protocollo d’intesa per lo sviluppo dell’imprenditorialità e dell’autoimpiego femminili, con l’obiettivo di favorire l’accesso al credito, lo sviluppo e la crescita delle imprese femminili.
L’impresa è quindi una delle strade preferite dalle donne che intendono realizzarsi davvero nella sfera professionale. Sono oltre cinquantamila le giovani donne in Italia che ogni anno aprono un’impresa e che usufruiscono di un sostegno per l’imprenditoria femminile aprendo un’attività completamente nuova.
Sempre attingendo ai dati Unioncamere scopriamo come molte neoimprenditrici siano ex manager o dirigenti di azienda e che molte di loro abbiano iniziato un’impresa semplicemente coltivando una passione. Ma cosa devono sapere le donne che vogliono mettersi in proprio o realizzare un’idea d’impresa?

Prima di partire: dall’idea al business plan

Secondo una recente indagine dalla Camera di Commercio di Monza, la scintilla che accende l’idea imprenditoriale nelle neo-impreditrici è generata dal convincimento personale sulla base delle proprie competenze e/o del desiderio da realizzare.

L’idea d’impresa, insomma, non esiste se non si accende la passione, ma è anche difficile se non si è in grado di fare un puntuale bilancio delle proprie competenze: che cosa so fare davvero? Qual è la cosa che mi riesce meglio?

Per le donne che sono alle prime armi nel mondo dell’imprenditoria, la fase di studio potrà essere piuttosto lunga ed articolata. Un punto di partenza è sicuramente capire come passare dall’idea d’impresa alla sua realizzazione, attraverso un business plan.

Sul web sono disponibili moltissime risorse sull’argomento, eccone alcune:

  • Come scegliere un’idea d’impresa vincente: articolo a cura di Steve Faktor, CEO dell’incubatore d’impresa IdeaFaktory ed ex-Fortune 100 Innovation Executive. In sintesi, per Steve la migliore idea d’impresa sta sempre alla stessa distanza dalla nostra rete di contatti, dalle nostre capacità e dalla realtà del mercato, come ben esemplificato nell’immagine qui sotto.

Imprenditoria femminile

In questo altro articolo spieghiamo invece come realizzare un buon business plan: si tratta di informazioni utili non solo per l’imprenditoria femminile, ma per tutti coloro che intendo avviare un’impresa.

Come farsi aiutare a creare un’impresa

Avere un’idea è solo il punto di partenza, ma pensare di percorrere da soli la strada verso l’avvio di una nuova impresa è sicuramente pericoloso. Occorre certamente una fase di studio che può anche essere svolta senza aiuti particolari aiuti esterni, come abbiamo appena detto, ma per passare alla fase realizzativa occorre farsi aiutare da professionisti della consulenza.

Ci sono diversi servizi pubblici di consulenza per l’avvio di un’impresa: i più noti sono i Punti nuova impresa, veri e propri sportelli dedicati agli aspiranti nuovi imprenditori attivati dalle regioni e dalle Camere di Commercio italiane. Poi ci sono i servizi erogati dai comuni nell’ambito dei cosiddetti SUAP, gli Sportelli per le attività produttive, che offrono consulenza per tutti gli aspiranti imprenditori, donne ed uomini.

Ci sono poi i servizi di consulenza attivati dalle associazioni imprenditoriali, come Confindustria, Confartigianato e Confcommercio. Il servizio offerto dalla CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato si chiama ad esempio Impresa Donna ed una vera e propria “linea” d’informazione che parte online, dal sito web dell’associazione di categoria.

Infine, esistono sportelli dedicati alla sola consulenza per l’imprenditoria femminile: la rete più grande è quella dei Comitati per l’imprenditoria femminile, promossi da Unioncamere.

Perché è necessaria la consulenza di un esperto

Prima di aprire un’impresa è bene affidarsi alla consulenza di un esperto, un commercialista particolarmente ferrato sulla fiscalità d’impresa. L’Italia ha il triste primato mondiale della maggior tassazione sulle imprese, con un prelievo sui profitti che sfiora il 65%.

E’ dunque fondamentale che all’avvio di un’impresa venga scelta la forma societaria che meglio permetta di realizzare il proprio business, usufruendo dei (pochi) vantaggi fiscali che il nostro paese offre. Peraltro, la presenza nella compagine societaria di una o più donne o ancora la presenza di sole donne rappresenta, come vedremo più avanti, il requisito per accedere a forme di finanziamento, anche a fondo perduto.

Le opportunità di finanziamento

Le opportunità di finanziamento per le donne che vogliono aprire un’impresa sono rilevanti. Esistono diverse tipologie di finanziamenti per imprese al femminile: la prima è più grande distinzione è tra quelli a fondo perduto e quelli agevolati.

Occorre poi distinguere anche tra finanziamenti per l’imprenditoria femminile erogati dello Stato, dei suoi enti strumentali (come ad esempio Invitalia, l’agenzia nazionale per gli investimenti e lo sviluppo), finanziamenti per l’imprenditoria femminile messi a disposizione dalle Regioni, finanziamenti per l’imprenditoria femminile messi a disposizione dall’Unione Europea.

Ad ognuna di queste categorie dedicheremo un approfondimento nelle prossime settimane, che troverete poi elencato qui di seguito.

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Giornalista freelance, blogger e scrittore, inizia a collaborare a Lavoro e Carriere nel lontano 1999. Oggi è coordinatore editoriale della testata.

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