Un bonus fiscale di 1000 euro per i redditi più bassi.
E’ quello che chiede la Cisl, il secondo più grande sindacato dei lavoratori italiani, per mezzo di una legge di iniziativa popolare il cui iter è iniziato ieri a Roma, quando sono state depositate alla Corte di Cassazione le firme necessarie per la presentazione.
Vogliamo una legge che garantisca a tutti contribuenti con reddito fino a 40mila euro lordi un bonus fiscale da mille euro
ha spiegato il segretario Annamaria Furlan, precisando che il bonus dovrebbe essere rivolto non solo ai lavoratori ma anche agli incapienti attraverso l’assegno sociale o la social card. Vediamo nel dettaglio cosa prevede la legge di iniziativa popolare.
Nuovo assegno familiare
Il bonus fiscale, secondo quanto prevede l’art.1 della proposta di legge d’iniziativa popolare della Cisl, sarà accompagnato da un nuovo assegno familiare, strumento per sostenere le famiglie più deboli che prende come riferimento il nucleo familiare e non l’individuo come le attuali detrazioni. La novità sta anche nel carattere di universalità dell’ammortizzatore sociale, non essendo limitato ai lavoratori dipendenti come l’attuale assegno al nucleo familiare: sono finalmente inclusi gli autonomi, insomma.
Stop alle tasse sulla prima casa
Oltre al bonus fiscale, la legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl, prevede lo stop alla tassazione sulla prima casa, «Non su ville o castelli, ma sulla casa normale di un lavoratore o di un pensionato normale», spiega Furlan. Le risorse dovrebbero arrivare dalla lotta all’evasione con l’utilizzo del contrasto d’interessi.
Imposta patrimoniale
Secondo la Cisl il bonus fiscale dovrebbe essere finanziato tramite una patrimoniale, che nel progetto di legge viene chiamata “imposta sulla grande ricchezza netta”. Si tratta di un contributo di solidarietà che sarebbe a carico di quel 4% di contribuenti che detengono il 50% della ricchezza in Italia.
Leggi il testo completo della proposta di legge d’iniziativa popolare presentato dalla Cisl.
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2 commenti
Un’altra battaglia seria da prendere è quella contro il LAVORO NERO. Più che battaglia deve essere una GUERRA senza limiti e confini. Ossia se da una parte è necessario sostenenere le imprese nel loro lavoro produttivo e sociale, dall’altra NON BISOGNA DARE TREGUA ai furbastri che speculano sulla debolezza di giovani e lavoratori in genere. Un ruolo vero del Sindacato dovrebbe proprio fare questo, armarsi di “fucile e baionetta” (metaforicamente) e vigilare e denunciare nel territorio queste storture. Anche perchè è li dietro che naviga alla grande non solo l’evasione contributiva ma anche quella fiscale.
L’ esempio, di facile comprensione, è questo: un giovane di prima assunzione, viene inquadrato al V livello stipendiale, anziché al II, come da contratto collettivo. La conseguenza è ovviamente un’ evasione fiscale e previdenziale. Ma in che modo viene repressa ? Il dipendente non può denunciarsi per via del nuovo job act; il sindacato nemmeno. L’ ispettorato del lavoro, INPS ed INAIL potrebbero denunciare e sanzionare il datore di lavoro, ma non lo fanno, considerato anche l’ esiguo numero di ispettori. Non resta perciò che la Guardia di Finanza, ma proprio quella che fa la multa alle nonnine che regalano un panino ai nipotini o al piccolo negoziante che regala un panino a un povero che ha fame.